[CASS. N. 496/2015] Ma davvero pure il consorzio interno e la comunione d’azienda sono “enti”?

La domanda del titolo sorge spontanea leggendo il testo della recentissima Cass., 14 gennaio 2015, n. 496, dal momento che – al fine di escludere l’ammissibilità di una trasformazione eterogenea da s.n.c. (rimasta) con unico socio in impresa individuale, in accordo peraltro con la giurisprudenza dominante (v. Cass. n. 1876/1996; Cass. n. 1593/2002; App. Torino, 14 luglio 2010) – il relatore scrive che “l’art. 2498 c.c. riserva la disciplina della trasformazione a quella di un “ente” in altro “ente” (nella eterogenea da società in consorzi [anche interni], società consortili, comunioni d’azienda, associazioni non riconosciute e fondazioni e viceversa: artt. 2500 septies e 2500 octies)” (parantesi quadre e sottolineature aggiunte).

Ora, secondo l’opinione pressoché pacifica, il consorzio interno e la comunione di azienda non sono soggetti di diritto autonomi, e quindi non costituiscono affatto “enti” capaci di situazioni giuridiche soggettive proprie; sicché l’argomentazione per escludere l’ammissibilità di una trasformazione eterogenea da e in impresa individuale non può essere quella sopra detta, ossia che “l’art. 2498 c.c. riserva la disciplina della trasformazione a quella di un “ente” in altro “ente”, proprio perché, con riferimento ai consorzi interni e alla comunione d’azienda, così non è! (ed anzi, come affermato di recente anche nell’orientamento K.A.37 del Comitato Interregionale dei Consigli Notarili delle Tre Venezie, può affermarsi l’ammissibilità della trasformazione eterogenea da e in impresa individuale proprio sulla base della prevista ammissibilità della trasformazione eterogenea da e in comunione d’azienda, dacché le due fattispecie sono perfettamente analoghe fra loro, salvo che per il numero delle persone coinvolte).

Tuttavia, tale affermazione della Corte mi sembra meno grave di quanto possa apparire.
A me, infatti, non pare che i giudici abbiano affermato che il consorzio interno e la comunione d’azienda siano “enti” con forza di ratio decidendi, e a ben vedere nemmeno come mero obiter dictum, ma più semplicemente (ed innocuamente) a causa di una superficialità argomentativa dettata dalla voglia di liquidare in poche battute l’inammissibilità di una trasformazione da s.n.c. in impresa individuale.
Superficialità che pare perfino tradire quasi un senso di stizza nei confronti della parte che ha “osato” sostenere una cosa – a loro dire – gravemente errata.
Credo quindi (o più che altro voglio sperare) che alla domanda specifica “ma davvero pure il consorzio interno e la comunione d’azienda sono “enti”?” gli stessi giudici di questo Collegio risponderebbero di no, anche perché il Presidente è il dott. Rordorf, mica un giurista qualsiasi.
Di conseguenza, non ritengo che l’arresto sopra citato rappresenti un effettivo precedente, neppure argomentativo, su questa materia, tale per cui non si dovrebbe poter affermare che, allo stato, la giurisprudenza di legittimità considera “enti” il consorzio interno e la comunione d’azienda.

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